Sincronizziamo gli orologi


Torniamo indietro di qualche anno, non molti.

Torniamo a quando non esistevano le comunicazioni da un punto all'altro della terrra in “tempo reale” come avviene adesso.

Le persone parlavano per messaggi trasportati da messaggeri, poi sul finire del 1700 venne il  telegrafo luminoso, poi, siamo nel 1837 il signor Samuel Morse inventa il telegrafo eletttrico. La rete si espande immediatamente e punti diversi della terra sono, da questo momento, collegati da fili di rame nei quali i messaggi passano alla velocità della luce. Solo eccezionalmente però il telegrafo metteva due persone in collegamento diretto, più spesso i messaggi venivano letti dal telegrafiscta trascritti e recapitati a mano.Poi finalmente venne il telefono intorno al 1876.


Nasce quindi con il telefono anche  l'esigenza di far coincidere il tempo misurato in punti diversi della terra.


Prima l'orologio comune a tutti era il sole e la sua ombra indicata nelle meridiane, poi vennero gli orologi meccanici nel 1300 circa.


Tutti già da allora si erano accorti che, il sincronismo tra il movimento meccanico e quello del sole si andava perdendo ogni giorno un po', e la differnza andava aumentando nel corso dell'anno, e si dava la “colpa “ all'orologio, che un po' ne aveva ma non del tutto, ci metteva il suo zampino anche il sole, che nel corso dell'anno aumentava e diminuiva il tempo necessario per ripassare allo zenit. (1)


I sacrestani più appassionati regolavano gli orologi meccanici sul mezzodì solare, quando si poteva, ma era una inutia fatica.


Le cose presero un'altra piega, quando gli studi scientifici sull'orbita della terra di Kepler, Newton, Galilei, Cassinis negli anni 1600-1700 permisero di calcolare con precizione di quanto si sarebbe allungato ed accorciato il giorno nel corso dell'anno, quindi con una rivoluzione anche culturale m verso la fine del 1700 si iniziò a tenere per buono il tempo segnato dagli orologi meccanici e con meno fatica di “correggere” il tempo solare delle meridiane con “tabelle” o ”diagrammi” (quelli a forma di  “otto” )  “analemmatici” che per ogni giorno dicono di quanti minuti il sole è in ritardo o antincipo rispetto all'ora media, segnata dall'orologio.


Ma ogni città aveva il “suo tempo” da nessuno veniva evidenziata la necessità di sincronizzare gli orologi. Non avava alcuna importanza se l'orologio di Brinsisi segnava mezzodì e quello di Torino era ancora le 11:20.


Per pura passione alcuni centri di cultura scientifica adottarono negli anni a metà del XIX secolo un orario comune, in Italia fu il 12 dicembre 1866 quando Roma e Milano adottarono un'ora comune fissata sull'ora corrispondente al meridiano che passava per il Campidoglio, qualche giorno più tardi (1º gennaio 1867) anche Torino e Bologna si adeguarono al nuovo sistema.


Quando poi fu possibile “parlarsi” al telefono era importante che le persone in collegamento avessero lo stesso tempo. L'importanza di individuare un sistema di coordinamento delle diverse ore locali divenne evodente e fu proposto come una necessità.


I fusi orari come li conosciamo noi nascono nel 1884 nel corso della Conferenza Internazionale dei Meridiani convocata a Washington D.C. nell'ottobre del 1884 a cui parteciparono 25 paesi tra cui l'Italia. La Conferenza stabilì le regole generali del sistema, inclusa la convenzione del meridianno di Greenwich come base. che fu ufficialmente assunto come standard internazionale a partire dal 1º novembre di quell'anno.

L'ultima regione d'Italia ad adottare l'orario medio fu la Sardegna , e l'ora di Cagliari divenne uguale a quella di Roma, solo nel 1886 quando i cavi telefonici sottomarini iniziarono ad essere utlizzati.


(1) Questo scostamento è chiamato equazione del tempo ed è la conseguenza dell'azione combinata tra l'inclinazione dell'asse e l'eccentricità dell'orbita della Terra. 

La rappresentazione visiva di questa equazione è l'analemma o con altro nome lemniscata, quando la sinusoide si chiude formando un otto (il lemniscus dei latini era un nastro che ornava, svolazzando, la testa dei vincitori).

Durante il corso dell'anno, il tempo indicato da un orologio solare oscilla rispetto al suo scorrere regolare indicato da un orologio di un valore che va da +16 minuti e 33 secondi (tra il 31 ottobre ed il 1º novembre) a -14 minuti e 6 secondi (tra l'11 e il 12 febbraio).